FØROYAR
in tenda con pioggia e vento senza fine


il viaggio
La partenza avviene regolarmente alle ore 6 e 30 circa. Ho caricato l'auto la sera e quindi la mattina ho dovuto solo preparare la colazione e il piccolo frigorifero che mi dà autonomia per un paio di giorni; in questo modo si ottiene un certo risparmio non dovendo cambiare denaro nella valuta del paese di transito e non si è vincolati, nelle soste, agli orari dei negozi o ristoranti.

E' la prima volta che parto con idee confuse sulla meta o meglio, la meta finale sono le Isole Faroe, meno chiaro è come arrivarci. Dapprima pensavo di utilizzare il treno fino in Danimarca, poi ho optato per l'auto; posso portare più attrezzatura ed è meno costosa anche se si viaggia da soli, inoltre non sono più abituato a fare il saccopelista.

Già alle sei di mattina fa un caldo impressionante; il traffico è notevole soprattutto di mezzi pesanti: solo i ricchi partono per le ferie il martedì!.

La prima tappa è il Brennero per un po' di frutta italiana che non ho acquistato in città, ho speso 10.000 lire per pesche durissime.

Per risparmiare ed evitare di fare solo autostrada esco a Vipiteno utilizzando la strada statale fino a Innsbruck, passando sotto il ponte Europa, avrò percorso questa strada almeno dieci volte ma è sempre molto interessante e spettacolare la vista del manufatto.

Fino al confine austro tedesco nulla da segnalare se non il gran caldo e il traffico molto veloce, la metà per questa sera è Kassel e questo per avere meno chilometri da percorrere il secondo giorno per arrivare alla prima metà Esbjerg dove deciderò cosa fare e come fare per arrivare alle Faroe.

Viaggiare lungo le autostrade tedesche è uno spettacolo; sembra di essere ad un gran premio di Formula uno; 3, 4 anche 5 corsie di marcia dove ci sono gli svincoli con le altre autostrade, indicate da precise e chiare segnalazioni orizzontali e verticali.

Tutto sembra facilitato da un lato dalla libertà di velocità: sulla terza corsia è consigliata la velocità di 130 km/h ma c'è anche chi viaggia alla media di 160-180 km/h da Monaco ad Amburgo, dall'altro dall'estremo rispetto dei limiti di velocità. Ci sono incredibili rallentamenti generali fino a 40 60 km/h nei pressi dei cantieri perfettamente segnalati, sembra di essere ad Indianapolis quando entra la pace-car. A monte di un cantiere molto pericoloso posto alla fine di un ripida e lunga discesa vedo una corsia riservata a chi ha problemi con i freni e che termina in una zona di sicurezza con ghiaia frenante come alla parabolica di Monza.

Il traffico è intensissimo e credo che siano iniziate proprio oggi le vacanze scolastiche, centinaia e centinaia di pullmini viaggiano verso sud, colonne di auto e camion verso nord.

Il traffico scorre in alcuni tratti a 80-100km/h, su tre corsie ed il caldo miete le prime vittime: ci sono auto ferme nelle aree di parcheggio: le donne bevono birra gli uomini la Pepsi. Mi fermo in una piazzola ombreggiata alle 11.30 per mangiare. Non c'è nessuno ma alle 12.00 in punto tutti fermi come muratori anche in vacanza i tedeschi non dimostrano grande fantasia.

Percorro circa 1.000 chilometri senza incontrare nessun altro italiano anche noi abbiamo fantasia per il periodo di ferie e per certe mete; fa sempre un gran caldo sono sempre più a nord il braccio sinistro esposto costantemente al sole è tutto rosso supero Kassel e mi fermo un po' più a avanti a Northeim ;il tempo di montare la tenda una breve passeggiata per sgranchirmi le gambe e sono a letto. Il camping è bellissimo molto pulito e semivuoto, c'è solo gente di passaggio.

Alle ore 12.00 circa del giorno dopo sono nei pressi del confine tra Germania e Danimarca ho fatto tre rifornimenti da 30 marchi ciascuno e con mio grande rammarico noto che il cambio è sfavorevole.

Non solo, ma scopro che il viaggio appare più caro del previsto, portare l'auto sull'isola sarebbe un costo insostenibile e perciò, avendo un giorno e mezzo per decidere il da farsi e poiché l'ufficio della Smyril line non sa dirmi se c'è posto sulla nave, decido di visitare l'isola di Fanø.

l'isola di Fanø
L'isola, assolutamente piatta, è una lunga distesa di circa 15 km e può essere percorsa lungo il lato maggiore con una strada asfaltata oppure parallelamente a questa ma lungo la spiaggia di sabbia per circa 11 km.
La spiaggia, profonda più di 500 metri, è percorsa da auto e bus di linea; tutti vanno al mare in auto nel vero senso della parola; l'auto serve a rimanere attaccati a terra, riparo da un vento sempre violentissimo; la temperatura è mitigata da un sole molto forte, tutti sono muniti di enormi aquiloni.
E' incredibile vedere centinaia di tedeschi che passano le ferie facendo volare enormi aquiloni dalle forme più svariate e quando dico enormi intendo di dimensioni anche superiori ai 6 metri di lunghezza. Io sono in pantaloni e maglione qualcuno vedendo il sole azzarda il costume da bagno, ed una tipa il topless, solo i bambini sono nudi e corrono come se niente fosse, lo stesso anche il giorno successivo quando mancando il sole la temperatura è a di a dir poco fresca.

Incredibile il consumo di gelati, caramelle e cioccolata; è un mangiare continuo.

Il padrone del campeggio è un tipo simpatico, mi fa lo sconto nel senso che vedendo che l'anno passato ero socio dei campeggiatori danesi non mi fa pagare la quota annuale perché rimango un solo giorno.

Il camping a tre stelle appare vuoto è molto bello e organizzato. Ogni anno trovo qualche novità ad esempio è attiva la raccolta differenziata dei rifiuti mediante diversi tipi di cassonetti e nei negozi si tende a non vendere la merce con contenitori non riciclabili ad esempio lattine e soprattutto bottiglie di plastica.

Pago quasi 50 mila lire il traghetto per me e l'auto da Esbjerg a Fanø; 20 minuti traversata, mi sembra un po' caro, ma al ritorno la sorpresa: non si paga niente e non c'è neanche la biglietteria: questi hanno pensato che se uno va sull'isola prima o poi torna per cui si fanno pagare una sola volta, probabilmente il doppio, e si limitano i costi di una seconda biglietteria, le code ecc.!

Chiedo al padrone del camping di telefonare per me a Esbjerg per prenotare la cuccetta sulla nave. Non parla inglese e con pazienza gli spiego cosa desidero; lui molto gentilmente fa il numero della Smyril line dice qualcosa in danese e poi mi passa la cornetta.

Devo dire che pur con qualche difficoltà riesco a fare una prenotazione telefonica per la cuccetta dicendo che sarei passato il giorno dopo a pagare e ritirare biglietto

la traversata
Il traghetto parte alle 10.00 di sera ma devo trovare un parcheggio per l'auto per dieci giorni; nei pressi del porto c'è un parcheggio per lunga durata, costa 28 corone al giorno ed in totale è molto meno che portarsi l'auto sull'isola

Il problema è che chiude alle 17.30 e questo mi obbliga a presentarmi al terminal con 5 ore di anticipo e guardare la partenza di altre navi tra cui un traghetto inglese per Newcastle.

Inoltre nel momento in cui mi confermano la prenotazione il tempo cambia, fa fresco e tira vento; comincia a piovere acqua mista a sabbia trasportata dal vento dalle dune vicine e perciò non si può aspettare fuori dal salone d'aspetto.

Cominciano ad arrivare per primi dei ciclisti tedeschi, carichi e organizzatissimi, poi due coppie di motociclisti tedeschi in BMW, stracarichi ed infine una coppia di personaggi strani, danesi credo: lui magro dall'età apparente di 45 anni con foltissima barba grigia e aspetto da pensatore, lei apparentemente di 25 anni vestita con pantaloni e sopra due gonne più 2 poncho uno leggero uno pesante tipo saio dei francescani con aria beata;

Lei non fa niente sorride beata o dorme sdraiata sulla panca di fronte a me, lui è occupato trasportare i bagagli. da fuori a dentro, da sotto a sopra, alla dogana e poi al check-in.

Lei, quando non dorme è perennemente in moto tra servizi igienici e la panca. Si veste e si sveste dei poncho a seconda della temperatura; hanno una tonnellata di bagaglio stivato in borsone di tela di stampo militare che trasportano con tre o quattro carrelli del porto, si muovono con due biciclette tipo Graziella una con cambio a 18 rapporti e munita di rimorchio!

Li rivedrò sulla nave poi in campeggio a Tórshavn.

Il viaggio inizia nel peggiore dei modi, il traghetto è annunciato prima con un'ora di ritardo poi un'ora e mezza, quando poi salgo al termine di una coda micidiale con lo zaino stracarico di attrezzatura, il commissario di bordo mi dice che non ho il posto e quando replico che all'ufficio mi hanno detto che la mia cuccetta è la numero 990 come anche riportato sul biglietto, in perfetto inglese mi risponde not on this ship, sir poiché sulla nave non esiste quel numero di cuccetta.

Comunque mi dice di attendere che dopo la partenza avrebbe risolto il caso e mi affida ad una hostess della Smyril line che controllando lista di bordo e le prenotazioni, alla fine mi trova il posto in una cuccetta di uno scompartimento da 12 occupato solo da me, un vero amore!

La nave parte verso le 24.00, vado subito a dormire un po' perché sono stanco e poi perché per esperienza ho visto che comunque non si dorme molto e che è meglio aumentare il numero delle ore a letto.

Tutto fila liscio anche se la nave dopo un po' comincia a ballare in maniera impressionante. Bisogna tenersi attaccati alle maniglie della cuccetta per non essere sollevati dalla stessa e sbattere contro quella superiore!

Verso le 7.00 comincio a sentire mal di mare e così è per le 12 ore seguenti per descrivere le quali basta una sola parola VOMITO.

le isole faroe
La mattina successiva sto meglio e devo dire che il corpo umano ha proprio i grandi risorse; non trovo difficoltà dopo 36 ore di nave, 12 di vomito con nello stomaco una tartina Wasa e i due grossi cucchiai di zucchero a fare un chilometro a piedi con lo zaino sotto una pioggerellina tagliente, piantare la tenda e finalmente dormire non senza provare un grande senso di depressione dovuto alla condizione fisica ed alle condizioni meteorologiche. Grigio, pioggerella, freddo polare, vento fortissimo e grande solitudine.

Infatti se da un lato è bello bellissimo viaggiare da soli in questi momenti dove tutto gira storto sarebbe bello essere in fidata compagnia. E poi tutte le volte che arrivo solo in un posto la prima sensazione è di smarrimento e mi chiedo, chi me lo ha fatto fare, da dove cominciare, che fare? Poi comincio ad organizzare la giornata ed tutto finisce.

La prima impressione comunque sul clima è che, anche per chi ha campeggiato più volte nei paesi scandinavi, qui fa un freddo polare, il vento è senza pace e trasporta una pioggia fredda e ghiacciata che ti prende da ogni parte.

Stamattina ho difficoltà a tagliare la Nutella con il coltello tanto è dura nel barattolo, le borse termiche vengono usate per mantenere l'acqua al caldo! Ed è confermato quanto scritto nella guida che campeggiare in queste isole richiede una notevole esperienza.

Il momento di svolgere le varie attività è deciso dalle condizioni meteorologiche. L'unico vantaggio è la presenza costante di luce 24 ore su 24 che rende inutile il possesso di torce elettriche in estate!

Un altro articolo poco venduto da queste parti sono le gonne, il vento porta via anche le mutande; ho visto una sola ragazza che indossava la gonna e un collant tanto spesso da sembrare una tela cerata.

Il modo di vestire è assolutamente informale e spesso poco elegante, giacconi, giacche a vento, sciarpe, pantaloni e tute colorate, felpe.

La gente è gentile anche se non rivolge per prima la parola, parla una lingua cantilenante e dura, molto più gutturale delle altre lingue scandinave che avevo ascoltato sinora.

L'aspetto fisico delle persone è quello norvegese o danese; capelli biondi quasi bianchi nei bambini, gli adulti hanno capelli crespi spesso rossastri; solo in un supermercato, di cui sono un assiduo cliente, la cassiera è la classica svedese modello "Rimini".

Credo che il clima ventoso alla lunga non porti ad avere pelli lisce e delicate, oltre al cibo che, come già detto, prevede una quantità impressionante di dolci: tanto per dare l'idea, all'interno di un centro commerciale il negozio dei dolciumi è secondo solo a quello dei fiori e da solo più vasto di un nostro medio supermercato.

Come ho scritto, la prima impressione è di enorme desolazione e tristezza: il clima, la scarsa luce determinata da nuvole perenni, il vento e l'assenza di piante o alberi di alcun tipo, le case, allegre quando c'è il sole per i loro colori e contorni vivaci, sembrano in altri momenti tante scatolette di latta.

La capitale Tórshavn è estremamente modesta se si eccettua la zona di Tinganes, penisola vicino al porto ed alcune costruzioni moderne: la banca e la sede della Smyril line. Il tenore di vita è molto alto, non si spiegherebbe d'altronde come 45 mila persone sperdute in mezzo al nord atlantico possano permettersi strade asfaltate, ponti, gallerie lunghe 3-4 chilometri per raggiungere paesi di 30-40 abitanti ed un servizio integrato di battelli, elicotteri e autobus che capillarmente con precisione nordica serve ogni angolo del paese.

Acquistato la Ferðamannakort della Bygdaleiðir e Strandfaraskip Landsis, in parole povere la tessera per viaggiare sui bus.

Allo sportello non c'è nessuno, suono il campanello ed una signora molto gentile sentendo che parlo inglese, chiama un collega (tipo capitano di lungo corso) che mi invita a seguirlo nell'ufficio: serve una fotografia che non ho, non c'è problema si fa una fotocopia della carta di identità, mi serve l'orario dei principali autobus (tidtabell), non c'è problema si fotocopia tutto il libro (30 fogli comprese gli orari dei traghetti), in alcune parti è difficile da capire, non c'è problema mi spiega mediante una mappa i percorsi dei bus e come riconoscerli sull'orario e poi il gran finale la carta di libera circolazione c'è da 7 oppure da 14 giorni. Io la vorrei da 7 gg per risparmiare il personaggio mi chiede quanto rimango: dieci giorni fino al 24, perfetto non c'è problema mi da al prezzo della carta da 7 gg. quella da 14 gg. ma valevole solo 10 GG.!!

Oggi si parte! Prima destinazione Tiornuvik all'estremo nord dell'isola di Streymoy.

Autobus numero 400 fino a Oyrarbakki e cambio previsto con il 201 dopo dieci secondi!

Ma dopo 9 minuti circa arriva un taxi, l'autista mi chiede la mia destinazione -Tjørnuvik rispondo-, e lui mi fa segno di salire; io rispondo che aspetto l'autobus mostrando la carta e lui con un sorriso mi fa capire che quello è l'autobus!! Mi carica insieme alla posta e due casse di fragole che avevo notato abbandonate nei pressi del palo della fermata.

Lo incontrerò di nuovo alle 17.40 ora prevista per il ritorno. Da non dimenticare anche la faccia di due turisti inglesi che mi vedono arrivare in taxi al punto di partenza della mia camminata.

Tjørnuvik è un luogo stupendo. E' un piccolo paese incassato in un stretto fiordo, ha una spiaggia, credo l'unica di tutte le 18 isole; percorro un sentiero e salgo in cima ad un costone tra vento e pioggia per poter fotografare il panorama; in lontananzavedo l'isola di Eysturoy con i due pinnacoli di roccia che sorgono dal mare soprannominati "il gigante e la strega".
E' un posto favoloso che già ripaga delle tante difficoltà patite nel viaggio.
Alle spalle incombe una nuvola che tra poco coprirà tutto. Appena il tempo di scendere e tutto sparisce nella nebbia; mi avvio a piedi verso Haldarsvik dove troverò il bus/taxi capendo ancora di più come queste parti nello spazio di un'ora un luogo possa apparire eccezionale e poi orribile e così per decine di volte in uno stesso giorno.

L'acquisto degli scarponi si è rivelato ottimo , sono morbidi e calzano bene già la prima volta. Sono soddisfatto.

La meta di oggi è Vestmanna sempre sull'isola di Streymoy; il paese non è un granché, inoltre non trovo subito il sentiero giusto e per un po’ giro a vuoto. Per la precisione la definizione di sentiero è molto diversa da quella a cui siamo abituati nell'Europa continentale dove si trovano riferimenti con tabelle, frecce, tempi di percorrenza ed ogni sentiero è segnato con un numero ed un colore.

Qui il sentiero va cercato, si deve avere orientamento, non ci sono numeri o segnavia, né piste percorse da frotte di gitanti; è pertanto pericolosissimo avventurarsi da soli lungo sentieri lontani dai centri abitati senza segnalare dove si va e quando si presume di tornare anche perché la variabilità del tempo è continua; oggi in circa tre ore avrà piovuto dieci volte e le quote più alte sono rimaste avvolte nelle nuvole.

Sono montagne relativamente alte tra i 500 e gli 800 metri ma il dislivello è effettivo perché si parte sempre dal livello del mare. I fianchi delle alture sono percorsi da innumerevoli fratture, canaloni, frane, migliaia di ruscelli; si tratta di un territorio sconvolto e per niente ospitale, di grande spettacolarità ma che trasmette una sensazione di totale insicurezza e solitudine; E' un territorio non più di tipo alpino come avevo visto sia in Norvegia che nella Svezia centromeridionale ma di tipo subartico sotto tutti i punti di vista: clima, flora, fauna e densità della popolazione.

A Vestimanna, camminando in quota, devo avere disturbato degli uccelli; mi è già capitato alle isole Lofoten.

Se si sentono insidiati incominciano a volare prima alti sopra di te gridando, poi planano come aerei in picchiata verso la persona. Sono talmente rapidi che non si vedono, si sente solo alle spalle una specie di fischio come di una bomba che cade e poi il rumore di una planata verso l'alto; è la stessa situazione rappresentata nel celebre film di Hitchcock.

Inoltre sia i gabbiani che gli altri uccelli visti qui sono enormi e non ho idea se possano attaccare l'uomo.

Il campeggio di Tórshavn, il mio campo base per le escursioni, non è così disastroso come dice la guida. Io lo trovo bellissimo; hanno appena rifatto le piazzole con erba per 20 30 tende ed una zona sterrata è riservata ad auto (quasi tutti fuoristrada), camper e roulotte; in due blocchi tipo container sono alloggiati i servizi igienici, la cucina e l'ufficio.
ll camping è aperto nel senso che non è sorvegliato, il guardiano effettua degli orari particolari in coincidenza con gli arrivi e partenze dei traghetti; io sono l'unico che si ferma quattro giorni di seguito, poiché utilizzando il biglietto di libera circolazione sugli autobus mi conviene tornare alla base alla sera dopo l'escursione.
Il padrone è un tipo molto simpatico dà informazioni dettagliatissime, consigli per dove dormire, cosa fare e indica gli orari dei battelli, delle corriere ma finisce sempre tutti i suoi discorsi con la frase weather permitting.

Visito Kirkjubøur dove c'è un'antica roykstovan ed una chiesa che la guida descrive come the grand gothic cathedral,  iniziata nel 13mo secolo doveva essere dedicata a  St. Magnus ma non fu mai terminata.
Kirkjubøur è un luogo riposante dove fare ottime fotografie (il secondo dopo Tjørnuvik) perché poco prima è stato costruito il nuovo molo e perciò "il traffico" per l'isola di Hestur si ferma qualche chilometro prima.

Gli autobus non trasportano mai più di 5-6 persone esclusa la linea n. 400 per Larvik che è sempre molto trafficata, mi sembra ormai di conoscere tutti gli autisti che fanno capo a Tórshavn.

Gli autobus sono collegati tra loro e con le stazioni di cambio via radio; è così possibile informare gli autisti per tempo se vi sono viaggiatori in attesa che non devono perdere la coincidenza. Le persone in genere non sono molto loquaci anzi tendono a parlare il meno possibile.

Queste isole sono veramente inquietanti, la temperatura non supera mai i 5 10 gradi che in assenza di vento è anche sopportabile, il cielo è costantemente coperto da nuvoloni che minacciano terribili temporali che però non arrivano, da sette giorni non si vede il sole se non all'orizzonte dove, fuori dall'area occupata da questi 18 isole che compongono l'arcipelago delle isole Faroe, sembra intravedere un po' di luce e di mare azzurro. Non è certo un luogo adatto per persone depresse

L'altro giorno a Tórshavn è arrivato il traghetto. E' qui che si deve fare una sosta obbligata ed il cambio per l'Islanda; ci sono alcuni equipaggi che sembrano organizzatissimi, tra questi due coppie di tedeschi sulla cinquantina con due fuoristrada Mercedes. Sono stracarichi sia dentro che sul tetto, tutta l'attrezzatura è stivata in casse di alluminio, ogni cosa è al posto giusto.

Sto riposando nella tenda quando arrivano e penso che ci sia almeno un gruppo di 20 persone al lavoro, piazzano i fuoristrada in modo da poter scaricare sull'erba il necessario e montare il campo, due tende materassi, a sacchi a pelo eccetera. Sento parlare: vengono impartiti secchi ordini e disposizioni, dopo un po’ tutto sembra calmo, provo ad aprire la tenda e vedo di fronte a me, di spalle il "comandante", il quale chinandosi a piantare l'ultimo picchetto saluta la fine delle operazioni con un YA ed una sonora scorreggia.

Mi richiudo in tenda ridendo come un matto e terminato lo spettacolo luci e suoni scrivo queste note.

Due righe su come passo la giornata. Non ci sono orari per mangiare e per riposarsi e le ore passate in tenda sono parecchie. La sera dopo le 18.00 quando si mangia e si risistemano i bagagli preparo il tragitto per il giorno dopo, leggo e scrivo appunti. In giro non si sa cosa fare, il freddo oggi è terribile ma soprattutto è il vento è insopportabile. In giro non c'è anima viva, non esistono locali, solo chioschi presso le stazioni di servizio; fino a due anni fa era proibita la vendita anche della birra persino nei negozi.

Il camping dista un chilometro dal porto e dopo una giornata di cammino su e giù per le salite e discese con il vento che ti sballotta da una parte dall'altra la stanchezza è notevole perciò pur essendoci luce come in pieno giorno ci si addormenta. Solitamente mi sveglio alle 6.00 per girarmi e dormire un altro paio d'ore

Oggi o meglio stanotte il materassino l'è sciopatt (è scoppiato) l'avevo acquistato in Corsica e scelto per il viaggio perché più leggero di quelli in tela. Non si può riparare e credo che qui sia più facile trovare un paio di mutande per balene che qualche articolo da mare (mare del sud).

Giro tutta Tórshavn ma di air materasse nessuna traccia, trovo in un magazzino un rotolo di materiale isolante, costa 98 corone, ma penso che sia l'unica soluzione, domani mi sposterò a Gjøgv.

Già che sono in tema di problemi, un altro è quello dei viveri. Spostando il campo base a località più remote è bene aver una scorta per un paio di giorni in quanto non solo può capitare di rimanere su un'isola per più giorni senza poter tornare in caso di mare mosso ma anche perché alcuni villaggi ad esempio Gjøgv non hanno nessun negozio e l'autobus passa due volte al giorno escluso i festivi.

Il padrone dell'ostello annesso al camping di Gjøgv parlando al riguardo mi ha detto con grande naturalezza se ha bisogno può andare da Eiði a Funnigar a piedi. Saranno non più di 4-5 ore di strada di montagna oggi immersa nelle nuvole, sotto la pioggia e con il vento con rottura e la temperatura di 8 °C.

Ma per i locali non è problema se si pensa che fino a vent'anni fa non esisteva tutto il sistema stradale con ponti e gallerie che congiunge i paesi e le varie isole; ci si muoveva in barca o a piedi lungo i sentieri, weather permitting.

La scelta di costruire le strade, spesso eccezionalmente ampie rispetto alla densità di traffico è stata determinata dal tentativo, riuscito, di limitare lo spopolamento di tutti centri più piccoli. Ecco che una galleria di tre chilometri e una strada di 15 chilometri di lunghezza sono state costruite sull'isola di Kalsoy per raggiungere Trøllanes abitato da solo 30 persone.

Oggi ho camminato dal campo base di Gjøgv, dove c'è un bellissimo ostello costruito sulla falsariga delle antiche roykstovan, fino alla cima del Grafelli, 800 metri di dislivello. La vista è stupenda sulle scogliere dove nidificano centinaia di uccelli, le rocce sono tutte nere, basalto e ciò non facilita la fotografie anche perché in assenza del sole la luce non è molta e non si riesce ad usare il potente teleobiettivo che mi sto portando sulla schiena da dieci giorni.
Giunto al passo sull'altro versante si vede il mare aperto, blu con un gran sole e sullo sfondo una scogliere di circa 350 metri a picco sul mare; tempo di scattare due fotografie ed una nuvola bianchissima ricopre la valle sottostante, sale di quota e improvvisamente mi trovo immerso nella nebbia padana unita ad una pioggia continua; organizzo un bivacco sperando che il tempo cambi ma non vedendo miglioramenti e non fidando di proseguire in direzioni sconosciute; decido di rientrare alla base dalla stesso percorso.

Pioggia, nebbia, vento. La discesa è faticosissima, peggio della salita inoltre in una zona relativamente piana sono attaccato da due uccelli; a differenza dell'altra volta questi non solo minacciano volando vicini e sibilando ma mi attaccano colpendomi alla testa e mi inseguono. Mi proteggo col berretto ed il telo ma devo dire che per un momento me la vedo brutta, penso quanto sia pericoloso fare questi incontri su sentieri esposti lungo scogliere e precipizi.

La notte tra sabato e domenica è micidiale, dalle 3.00 alle 4.30 si scatena un vento violentissimo, per un po' temo di volare via con la tenda, la pioggia è sferzante sul lato di fondo ma non riesce quasi a bagnare il telo che viene asciugato dal vento

Non ho freddo dentro il sacco a pelo con il pigiama, calze e maglione leggero. Quando sono coperto ho più timore di avere caldo, sudare e scoprirmi sarebbe un disastro; il rotolo di isolante fa un buon servizio infatti fuori dal suo perimetro il fondo della tenda sembra ghiacciato.

La camicia e calze pesanti (un altro mio acquisto indovinato) sono dentro al sacco a pelo altrimenti la mattina sarebbero impossibili da indossare; devo provvedere a proteggere la macchina fotografica che alla mattina non può essere impugnata nella parte metallica.

Ieri sera ho incontrato i primi italiani, li ho riconosciuti subito seguendo i criteri di Beppe Severgnini, senza vedere la targa dell'auto. Infatti lui è sceso per fare alcune foto impugnando un'ombrello, un articolo assolutamente sconosciuto da queste parti, mi ha visto e gridato alla moglie: Oh, ma quello è in tenda! Allora per evitare che facesse qualche gaffe, alla quale sono ormai abituato, mi sono qualificato come connazionale.

È stato da morire dal ridere, prima non ci voleva credere, ha persino detto E' sicuro? Poi si complimentato e rivolgendosi alla moglie che è cecoslovacca ha detto: hai visto che anche noi italiani….eh.. Sta girando con un bambino di 4-5 anni è salito dalla Norvegia (porto di Bergen) fino alle isole Shetland e quindi alle isole Faroe.

Gli piace moltissimo il nord Europa; è il tipico personaggio che va a Capo Nord.

Progetta con cura i viaggi cui destina una buona parte del budget familiare riservato al tempo libero; mi racconta un sacco di cose, è di Alessandria, ci scambiamo qualche informazione mentre io saluto una ragazza finlandese che parte in motocicletta, questo fa sua moglie ma questo sa anche le lingue, allora è più facile andare in giro eh!

Ieri era a Toftir, è andato a vedere la partita di calcio tra Faroe e Cecoslovacchia (con la scusa della nazionalità della moglie!).

E subito mi ha chiesto dello spareggio per la serie A tra Brescia e Udinese. Parla per quasi un'ora e poi per ringraziare mi vuole regalare qualcosa, mi propone 1 kg di spaghetti o qualunque cosa abbia bisogno e mi trovo difficoltà a fargli capire che qualunque cosa accettassi me la devo portare sulle spalle.

Alla fine è partito ma dopo cinque minuti è riapparso perché aveva sbagliato la strada di uscita dal paese, incredibile perché ce ne è una sola.

La domenica è sosta obbligatoria in quanto sono scarsi i servizi di autobus e da e per Gjøgv nessuno.

La mattina comincia con acqua e freddo poi verso le 10.00 il tempo si mette al bello cioè non piove. Deve esserci un feeling tra me e le professoresse; ieri sono stato avvicinato dalla finlandese che mi ha detto che vorrebbe venire in Italia a studiare il metodo Montessori, oggi sono stato invitato ad una festicciola che chiude le vacanze di un gruppo di ragazzi danesi di 7-10 anni di Ballerup con un concerto.

Mi dicono: ci troviamo alle 15.00 alla casetta rossa vicino al piccolo ponte; qui non ci sono né indirizzi ne numeri civici.

Alla mattina vado a camminare e far fotografie, nel pomeriggio alle 14.50 mi reco all'appuntamento, sono ricevuto dai professori come "il nostro amico italiano" e da grandi saluti di tutti i ragazzi.

Alle 15.00 in punto comincia l'esibizione; è veramente uno spettacolo sentire suonare un'orchestra di 40 violini, una viola e un contrabbasso con tale precisione ed entusiasmo.

Gli stessi ragazzi che avevo visto all'ostello e ancora sui prati a mangiare il gelato malgrado il freddo si sono trasformati in seri concertisti, pur senza perdere quella semplicità per le cose che li contraddistingue.

Gli stivali sono bagnati e sporcano i pavimenti: via tutti gli stivali e tutti in calzettoni di lana in giro per casa; alla fine viene offerto del the ed del caffè ai cinque ospiti. Dopo alcune chiacchiere saluo anch'io ed adesso ogni ragazzo che incontro mi saluta come fossi un suo amico!

Sembra incredibile ma al termine del concerto sbuca il sole e tutto si fa sereno. Riposti gli strumenti ed indossati gli stivali tutti sono fuori a camminare, ma dopo 20 minuti arriva dal monte un acquazzone ed al centro del mare si crea una burrasca violentissima.

Un bellissimo arcobaleno sembra chiudere la giornata con il sole. Dura 20-25 minuti. Ora il cielo è di nuovo grigio, triste e deprimente.

L'autobus parte alle 6.40 e considerando il tempo necessario a smontare la tenda e chiudere tutto nello zaino fisso la sveglia alle 5.50, Il bagaglio è pronto ma devo smontare e chiudere la tenda ed i programmi sono weather permitting se perdo il bus il successivo e ultimo è alle 13.30.

Dormo molto bene, non c'è vento né pioggia una calma assoluta e innaturale ma, sorpresa, nell'aprire la tenda vedo che sui monti di fronte ha nevicato!

Come tutte le volte quando si parte, c'è sempre un po' di nostalgia e poi il dubbio se si troverà un posto migliore o peggiore, poi ci si organizza e si comincia a vedere le cose dal lato migliore.

La meta di oggi è Viðareiði, ma penso che mi fermerò con la tenda prima, a metà strada con Klaksvik, per due motivi: primo a Viðareiði non credo che ci sia la possibilità di campeggiare né vi è un ostello secondo è bene rimanere vicino ad un centro relativamente importante per avere un punto dove acquistare qualcosa da mangiare, infatti i paesi sulla strada sono di dimensioni ridottissime e non offrono alcun servizio né al viaggiatore né a che vi abita.

La sosta avviene a Norðepil dove secondo l'informatissima guida che ho acquistato c'è il famoso hotel Bella il cui proprietario dice l'informatissima guida sa più aneddoti di quanti tu ne possa ascoltare.!

Alla fermata scendo solo io e partito l'autobus non c'è anima viva nel raggio di chilometri; mi era già accaduto sia Norvegia che in Finlandia ma qui trovo qualcosa di più incerto sarà per il clima, per il cielo grigio o per l'aria dimessa di questo paesino di baracche di lamiera.

Attendo circa mezz'ora e poi incontrato una persona che gentilmente mi accompagna all'hotel Bella o a quello che ne rimane; capirò poi che è il proprietario!

La figlia di questo tipo viene svegliata con manate violente sulla porta; la signora mi propone al prezzo di 100 corone la camera o per 50 il campeggio con il libero utilizzo della cucina e del bagno; scelgo la seconda soluzione.

Il campeggio, come sempre da queste parti, consiste in un prato con erba sofficissima, senza pietre, discretamente pianeggiante nel quale posso starci approssimativamente 4-5 tende canadesi; la casa, in cui si possono affittare anche camere con uso cucina, è esternamente assolutamente dimessa ma all'interno accogliente con soffitti alti poco più di due metri come si usa da queste parti e con locali piccoli; in cucina si entra in due a mala pena, comunque a me va bene perché sono l'unico ospite del residence.

Al pomeriggio vado a Klaksvik la seconda città delle isole Faroe (5.000 abitanti). Possiede un bellissimo campo di calcio in sintetico ed una enorme chiesa con appesa alla navata una barca ex voto di grandezza naturale

Giro qua e là intorno al golfo. Guardo le vetrine dei negozi che espongono abiti veramente orribili, nei negozi di calzature sono presenti in prima fila gli stivali di gomma di foggia, colori e dimensioni svariate. Anche in questa città noto il gran numero di bambini e di carrozzine; se ne incontrano decine passeggio.

Vedo anche un curioso negozio di abiti da sposa, nella vetrina tre manichini, da un lato il classico abito bianco e sugli altri proposte di intimo e di accessori: un vero e proprio strip-tease della futura sposa!

La vista dalla cucina del residence e dalla mia tenda è stupenda. E' difficile descriverla poiché ogni elemento preso da solo è modesto: le case sembrano baracche, le barche sono vecchie, il molo sporco, il fiordo non è poi così stretto come tanti altri, le montagne sono senza un albero e sono coperte di nuvole, però guardando tutto insieme sembra di vivere in un quadretto dove tutto è immobile. Non c'è alcun rumore, l'acqua è ferma e fa da specchio alla sera quando il vento si placa e tutto quello che mi sta intorno magicamente si riflette.

È un po' come guardare il fuoco, se si comincia non si smette più ed allora al termine di una giornata faticosa rimango a scrivere, a mangiare ed a sorseggiate una tazza di the caldo per più di un'ora.

Il tempo passa in fretta anche se non mi accorgo, perché c'è sempre costantemente la stessa luce sia di giorno che di notte. Decido di fermarmi ancora un giorno non solo per la bellezza del posto ma anche perché essendo l'unico ospite posso utilizzare in piena libertà la cucina ed il bagno; per la verità alla sera sono arrivati due tedeschi che hanno solo pernottato (una doppia 250 corone!).

Gran camminata oggi a Viðareiði, salgo quasi sulla cime del Villingadalsfjell (800 metri di dislivello). E' incredibile come l'occhio perde il senso delle distanze e delle proporzioni su percorsi scoscesi. Sembra sempre di esser in vetta ma non si arriva mai; solo guardando verso il basso si capisce che si è saliti perchè le case e le auto sono diventate più piccole; è bellissimo essere più alti dei gabbiani, vederli volare standoci sopra; invece nonostante la scarpinata non riesco a vedere le famose scogliere e questa volta credo che ci sia un errore nella descrizione del sentiero e nella direzione riportata nella guida.

Ormai ho una certa dimestichezza con il clima di queste parti e sentendo cambiare il vento e vedendo delle nuvole che arrivano dal mare preferisco scendere per evitare di finire in qualche nuvola.

La precauzione è valida poiché dopo un po' l'anfiteatro roccioso è coperto dalle nubi, mentre nel paese c'è persino caldo: per la prima volta tolgo la giacca a vento.

La sera è calmissima, senza la minima bava di vento; per un attimo nell'acqua si rispecchia tutto il fiordo, le barche ed il molo tanto da non capire quale sia il sopra e sotto.

La notte è terribile dalle 3.00 alle 4.30 si scatenato una tempesta di vento e pioggia, la tenda si abbassa paurosamente. Penso persino di doverla abbandonare da un momento all'altro.

L'acqua batte, spinta dal vento, sul telo di copertura come sparata da una mitragliatrice; provo a dare un'occhiata fuori: i gabbiani bianchi volano bassissimi sul fiordo, l'acqua ha un colore nero e tutto, per la prima volta è buio.

La mattina tutto è calmo e pur essendo scesa notevolmente la temperature il clima si è rimesso al bello. Decido di rientrare a Tórshhavn e pernottare in ostello per riposarmi e riscaldarmi un po’. L'ultima notte in tenda è di quelle che si ricordano!

E poi voglio esser riposato prima del lungo viaggio di ritorno che spero non sarà così drammatico come all'andata. Sento dire che erano anni che non si trovava un mare così disastroso e spero che non si ripeta.

L'autobus arriva alle 15.00, in poco tempo sono all'ostello; non c'è nessuno e l'ufficio apre dalle 21.00 alle 21.30, ma tutti i locali sono accessibili. Il salone, la zona dormitorio con cuccette tipo nave, la cucina e sala da pranzo, la TV è accesa.

Vado al Kulturhuset, qui vicino una bella costruzione con tetto in erba realizzato 10 anni fa e che è il centro culturale della capitale.

Organizza serate dedicate sia alla pesca ed alla conservazione dei cibi surgelati che alla poesia locale ed alla musica tradizionale. Molto bello il teatro annesso con l'interno in legno e con la pavimentazione in lastre nere di basalto, tutti i materiali provengono se non dalle Isole Faroe da paesi scandinavi.

Alle 17.30 riento in ostello, sono un po’ stanco dopo tanto camminare e soprattutto per la notte passata ad evitare di volare via con la tenda e tutto.

IL mio fido igloo ha fatto ancora una volta la sua parte ma questa volta era veramente ai limiti di resistenza.

Facendo un primo bilancio del viaggio certamente conviene arrivare qui in aereo; tuttavia l'esperienza della traversata con la nave dalla Danimarca rimane indimenticabile, non solo per il vomito ma perché l'avvicinamento e l'allontanamento dal mare permettono di apprezzare meglio lo spirito di vita di queste isole e di immergersi con la giusta calma nel viaggio.

Per un viaggiatore frettoloso anche sette giorni possono essere sufficienti per farsi una buona idea delle isole anche se per vedere tutto certo non bastano i dieci giorni che fatto io.

Una buona idea è optare per il biglietto di libera circolazione anche sui traghetti e non solo sugli autobus che permette di girare le isole con una spesa tutto sommato contenuta.

L'auto a nolo può certamente essere utile e può ridurre il tempo necessario agli spostamenti anche se il servizio di autobus è ottimo, la vedo più utile come riparo al termine di una escursione quando il clima cambia repentinamente.

Ma l'approccio alle isole va fatto con assoluta calma al ritmo dei locali e ricordano sempre che è il clima decide come organizzare e passare la giornata.

Da quando ho deciso di dormire in un'ostello, il vento e la pioggia scompaiono e splende persino il sole che scotta in modo terribile.

Di solito alle 20.00 fa un freddo terribile ma stasera nell'ostello tengono le finestre aperte. L'ultimo giro di oggi prevede di visitare il paese di Eiði: voglio vedere il laghetto e soprattutto la scogliere da più vicino le stesse viste il primo giorno da Tjønuvik.

Oggi ha camminato molto meno del solito e sono rimasti in giro circa tre ore.

In altre occasioni il paesaggio mi spinge a fare ancora qualche passo per vedere il panorama da un'altra prospettiva e così passo dopo passo salgo, scendo e continuo a camminare

Stasera chiudo il bagaglio e preparo tutto per partire e tornare ad Esbjerg in Danimarca e di li a casa, spero sia un buon viaggio.

Alla sera l'ostello si riempie di un gruppo di danesi circa 20-25 persone, sembra una gita scolastica.

Spero che di notte non ci sia casino; l'ostello è ricavato, come spesso si usa qui al nord in una struttura sportiva che in estate viene chiusa. Nel campo coperto di bagminton sono stati ricavati mediante séparé stanze a sei letti a due piani mentre si utilizzano i servizi della struttura vicina per doccia e cucina ecc..Inoltre esiste una sala di ritrovo con televisione e tutto è molto pulito.

L'illuminazione all'interno delle stanze è a giorno come nei campi da tennis. si accende alle 7.00 e viene spenta alle 23.00.

Vado a dormire verso le 22.00 perché voglio svegliarmi presto: Il traghetto parte alle 8.50, ma il check in è alle 7.50; alle 2230 nel dormitorio c'è un po' di rumore, i ragazzi ridono, scherzano. Mi ricordo quando accompagnai una classe ad una gita scolastica: la notte fu un'esperienza terrificante.

Alle 23.00 c'è ancora un po' di rumore, comincio a pensare che i ragazzi siano uguali da tutte le parti e che la notte passerà in un casino bestiale; alle 23.10 le luci si spengono ed alle 23.15 e senza che nessuno dica niente, il silenzio è di tomba. Incredibile, alle 6.30 e senza nessun rumore tutti, a turno, si alzano compreso il sottoscritto per andare a lavarsi e preparare il bagaglio. Alle 8.30 parte traghetto, le vacanze sono finite anche per loro.

il ritorno
La partenza di una nave è sempre qualcosa di spettacolare ma qui assume anche altri significati: per molti la partenza non ècerto per una crociera o per divertimento; si lascia l'isola, la propria terra, magari per chissà quanto tempo. La città solitamente sonnecchiante è incredibilmente sveglia; tutta la vita ruota intorno al traghetto.

I bus che arrivano e partono da tutte le isole convergono per la coincidenza su Tórshavn per l'unico collegamento settimanale con la Danimarca. E poi naturalmente i turisti, non molti per il vero, in partenza oppure in transito per l'Islanda.

Alle 8.50 in punto il traghetto molla gli ormeggi; tra 36 ore sarà a Esbjerg.

L'uscita dal porto è segnalata con tre sonori colpi di sirena che scuote tutta la città, la nave parte e questo suono potentissimo mette veramente brividi e malinconia.

A bordo il solito gruppo di ubriachi che berranno per tutta notte e che alla mattina faranno colazione con due boccali di birra; ho notato che queste persone, tipiche di tutti i traghetti del nord Europa, hanno affinato la capacità di presentarsi al porto di arrivo sempre sobri ed evitare guai con le autorità.

Incontro un gruppo musicale di circa 40-50 elementi; si tratta di un coro delle isole Faroe che va in Danimarca ad esibirsi. Nel pomeriggio provano dei brani nella sala da ballo; una musica strana di tipo sacro quasi tutta impostata su voci femminili ed anche con qualche coro tipo quello degli alpini.

Passo la sera con un gruppo più ristretto di 15 ragazzi che cantano canzoni popolari faroesi e svedesi alcune un po’ noiose, altre estremamente belle e commoventi.

Poi il repertorio internazionale: i Beatles Let it Be, Yesterday. Il viaggio di ritorno è stato perfetto nessuno scossone. Sono lunghe da passare 36 ore su una nave che non offre grandi svaghi.

Quando sono solo sulle montagne non mi accorgo del tempo che passa, mentre la vita mi è più complicata in mezzo a 300 persone. Tra queste un trentino che mi da parecchie informazioni sull'Islanda e alcuni tedeschi di Berlino est che avevo incontrato a Norðepil.

La macchina è parcheggiata all'interno di un'area chiusa gestito dal personale del distributore della Statoil, il parcheggio chiude alle 17.00, mentre la nave arriva alle 19.00. Ho già pensato di dormire a Esbjerg e recuperare la macchina la mattina seguente, sperando che di domenica il distributore sia aperto.

Ma tutti i problemi sono risolti dalla perfetta organizzazione danese, infatti benzinaio annotando i giorni di parcheggio pagati in anticipo sa del mio ritorno e ha preparato l'auto fuori dal recinto.

Quando i passeggeri scendono dal traghetto tutte le auto sono già incolonnate fuori dal recinto e sono pronte le chiavi per partire immediatamente!

Sembra che niente da queste parti sia lasciato al caso; così posso partire già la sera verso il confine con la Germania e guadagnare un giorno sulla tabella di marcia.

Mi attendono oltre 1.000 km circa per tornare a casa, da percorrere con ancora negli occhi il verde dei prati, il blu scuro del mare e nella mente la musica dei violinisti di Gjógv, il sibilare incessante del vento nelle bellissime Isole Faroe.

Ora la vacanza, il viaggio e queste note sono proprio finite.

Da Tórshavn 1993



 

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